Fatima Binet Ouakka, Etudes & reflexions
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Lecce, Discorso per La Cerimonia del 1O Dicembre 2011,
“Premio Salento Porta d’Oriente XII°, Premio Internazionale d’Arte Vincent Van Gogh e Premio Speciale Diritti Umani 2011, Generale Giuseppe Garibaldi” dell’Associazione Culturale “Italia in Arte”di Brindisi.
Fatima Binet Ouakka
Artista franco-marocchina

Eccellenza, Signore, Signori, e tutti gli artisti,
mi è molto piacevole oggi aprire questo discorso su un’argomento....

Che cosa mi avvicina di Vincent Van Gogh ?
In apparenza, niente, poiché lui, è nato nei Paesi Bassi mentre io, sono di origine del Marocco.
Ha lasciato poi il suo paese per venire a vivere in Francia in Provenza e ad Auvers-sur-Oise in un grande movimento il quale, partito dal nord, l'ha portato nel sud, là dove il sole è un poco più presente, ciò che può avere degli effetti sulla tavolozza. All’opposto, ho conosciuto il movimento inverso, ho lasciato il mio Marocco natale più o meno molto soleggiato, (poiché Lyautey diceva di lui che era "un paese freddo dove il sole è caldo", frase che si riferisce bene alla mia regione di origine Ait Sadden che si trova nelle montagne all'est di Fès ed al sud di Taza). Finalmente, posso ricordarlo, Van Gogh è morto, almeno apparentemente, mentre sono viva. Ho superato certo i 37 anni e, alla mia conoscenza, non mi sono ancora uccisa. È difatti, qui, che cominciano gli avvicinamenti.

Siamo stati tutti i due degli esiliati, o, almeno dei viaggiatori preoccupati ad osservare come il fatto di spostarsi nello spazio -ciò che si aggiunge ai cambiamenti prodotti dall'esistenza- possa significare, per un pittore, non soltanto dei cambiamenti di tavolozza, ma anche di tema, anche di stile, ciò che appare chiaramente nelle 2 000 tele o disegni prodotti da Van Gogh. Quando ero giovane, come molti pittori, ho lavorato al modo di Van Gogh, ciò che significava che aveva dello stile e che io, non ne avevo ancora.

Come lui, ho realizzato vasi di fiori con la stessa particolarità : tutti i fiori sono tesi verso il cielo, salvo una, sempre sul lato, che sta per chinare la testa come se l’opera del tempo si rendesse visibile. L’ Aristotele diceva che la bellezza si trovava nella perfezione, comunque soltanto nel fiore sbocciato. E Vincent aggiunge dei calici che sorpassano questo limite, affermando implicitamente che c'è bellezza fuori dalle idee aristoteliche. Idea che sarà ripresa poi da Umberto Eco nei suoi due libri sulla bellezza e sulla bruttezza nell'arte. Come Vincent, ho disegnato delle bottiglie o delle brocche, egli con limoni venuti dal sud, io senza niente, non osando metterci dei prodotti venuto del nord.

Come lui, ho dipinto delle opposizioni tra bottiglie in piedi e distese, non potendo dipingere bottiglie sedute, ciò che avrebbe fatto volentieri Dalì se avesse potuto trovare delle bottiglie molli.

Come Vincent, ho dipinto delle “vanità”, dei libri davanti ad una tappezzeria. Egli ha scelto, maliziosamente, dei romanzi o delle novelle francesi, io dei libri senza nazionalità apparente. Probabilmente perché non appartenevamo più allo stesso secolo.

Ma come Vincent, ho smesso di fare del Vincent. E mentre è diventato Van Gogh con un stile sempre più selvaggio, sempre più fulvo e sempre meno accademico, per quanto mi riguarda, ho progredita per diventare "maga" dei colori che giustappongo oggi per creare degli accordi dissonanti o consonanti. Dipingendo così, mi allontano da Van Gogh che custodirà sempre, in quanto pittore impressionista, un legame con una realtà percettibile.

Tutto è presente nella mia pittura, ma niente è abitualmente percettibile.

Vincent Van Gogh annunciava l'espressionismo. Oggi, sono dentro totalmente, ma il mio espressionismo è astratto. L'umano è conosciuto soltanto dal pittore, talvolta dai visionari che guardano le mie tele. Si può allora vederci soltanto decorazione. Ma questo, è sfuggire allora ad un sguardo più interiorizzato, quello che Vincent Van Gogh aspettava degli altri, quello che rivendicava licenziandosi da Goupil perché pensava che una tela non fosse una merce.

Ecco anche ciò che ho in comune, come molti artisti, con Vincent Van Gogh. Una tela, se risponda alle domande esistenziali fondamentali per il pittore -che perirebbe se non potesse continuare a dipingere mentre possa morire se continui a dipingere, ciò che è la stessa cosa- non abbia, in realtà, nessuno rapporto diretto col mercato dell'arte. Il mercato può talvolta percepire l'energia presente in una tela e può farne la base per stimare il suo valore, ma il valore che proporrà non sarà mai, per eccesso o per difetto, il valore intrinseco dell’opera.

È anche quello che possiamo tutti imparare da Vincent Van Gogh.

Garibaldi umanista,

Giuseppe Garibaldi, (o Joseph Marie Garibaldi per lo stato civile francese), "Eroe dei Due Mondi" una notorietà incredibile nel suo paese come all'estero : grazie alla stampa internazionale di cui ha beneficiato per l'epoca, la quale ha espresso, talvolta con romanticismo, la sua epopea. I più grandi intellettuali, particolarmente francesi, Victor Hugo, Alexandre Dumas, George Sand gli hanno testimoniato la loro ammirazione.

Perciò, in questo 10 dicembre 2011, ringrazio il Presidente ed il Vice-Presidente dell'Associazione Culturale Italia in Arte, i Signori Roberto e Dario Chiavarini, la Signora Maria Torrelli e l'insieme del Consiglio come i membri della Commissione e il Critico d’Arte di avermi conferito il Premio Van Gogh ed il Giuseppe Garibaldi in nome dell’alto riconoscimento della mia carriera artistica e dei miei impegni nell'organizzazione di saloni d’Arte ed in favore della promozione di artisti.

È con una grande emozione all’alba di 2012 di essere là a questo evento internazionale perché, attraverso l'arte, ispiro soltanto a portare molto alto i valori culturali e la produzione artistica del regno dello sceriffo il Marocco, il mio paese natale e anche del mio paese adottivo, la Francia.

Il Marocco è molto sensibile alle vostre azioni per l'avvicinamento e lo scambio. La vostra Associazione sa intrattenere con l'insieme dei paesi delle relazioni artistiche basate sul rispetto reciproco delle culture e la solidarietà.

Dedico soprattutto questo Premio ai miei Genitori anche a tutte le persone che mi hanno accompagnata durante la mia vita. Grazie.


(Traduzione : Maria Torrelli, Poetessa e Referente “Italia in Arte”)